Bambini vietati al ristorante: Ed è subito polemica
Sembrerà strano, ma sempre più gestori di ristoranti, alberghi e strutture turistiche stanno facendo il grande passo: vietare l'ingresso ai bambini nei loro locali.
Giusto pochi giorni fa ha fatto scalpore la storia di un ristoratore romano che ha esibito davanti all'ingresso il seguente cartello: "A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di anni 5 nonché l’ingresso di passeggini e seggioloni per motivi di spazio. Certi della vostra comprensione si ringrazia la clientela – Il Comandante".
Questo singolo episodio, lungi dall'essere un caso isolato, è sintomo di un problema ben più ampio, e cioè il comportamento dei bambini nei luoghi pubblici e quindi, per andare alla fonte della questione, la loro educazione da parte dei genitori.
Molte infatti sono state le reazioni d'indignazione davanti a una richiesta che mette sullo stesso piano bambini e animali domestici, che sottende una certa forma di discriminazione non soltanto nei confronti dei piccoli ospiti ma anche dei genitori che si vedono negato l'accesso per il semplice fatto di avere dei figli. Al contempo però, i proprietari che si sono esposti alla gogna pubblica con questa scelta impopolare invitano i clienti a riflettere sul perché di una decisione così drastica: il problema non sta infatti in una spiccata antipatia per i bambini, ma piuttosto nell'incapacità dei genitori di fargli tenere un comportamento rispettoso a tavola.
D'altra parte questa soluzione non è fine a se stessa, ma risponde anche alle esigenze degli altri clienti, che desiderano approfittare della cena o ancor più del periodo di vacanza per trovare un po' di pace e di relax: nonostante tutto, gli ospiti sembrano apprezzare questa limitazione, soprattutto quando si parla di resort esclusivi o di lusso, che infatti fanno sempre il tutto esaurito.
In effetti, queste misure vanno di pari passo con un cambiamento più profondo della società: ci sono sempre più persone e coppie che si dichiarano "childfree" con l'intento di rivendicare la propria libertà dai figli come scelta di vita. Una tendenza che è nata negli USA dopo il successo editoriale di Corinne Maier, No Kid, ma che sta trovando terreno fertile in molti altri paesi, Italia compresa, dove il tasso di natalità è in calo ogni anno dal 2008, e questo non necessariamente per ragioni legate alla situazione economica dei potenziali genitori.
Certo, quest'esclusione fa discutere: possibile che ci si debba sentire degli emarginati per il semplice fatto di avere dei bambini con sè? Ma diventa anche un'occasione per riflettere: dopo tanti anni in cui i bambini sono stati al centro dell'attenzione e sono diventati i "re" indiscussi della famiglia, ora sembra pian piano sdoganarsi l'idea che non siano sempre ben accetti dalle persone che ci circondano e, più che altro, che non gli sia permesso di fare tutto quello che vogliono. Ristoratori e albergatori ovviamente non fanno ricadere la responsabilità su di loro, ma sui genitori che non danno il buon esempio spiegandogli come sia giusto comportarsi, e di conseguenza anche gli altri ospiti diventano più intolleranti agli schiamazzi di sorta, arrivando ad evitare i luoghi "per famiglie".
Che sia l'inizio di un modo diverso di concepire la famiglia e di una rivoluzione dei costumi della nostra società?
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